Recensione Manga – Limit di Keiko Suenobu

A cura di Giorgia-bi (testi) ed Emy (grafica)

Titolo originale: Limit
Autrice: SUENOBU Keiko
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone ::
Casa editrice: Kodansha
Numero di volumi: 6 -concluso
Anno di inizio pubblicazione: 2009
Rivista di serializzazione: Betsufure

:: Il manga in Italia ::
Casa editrice: Panini Comics
Numero di volumi: 6 -concluso
Pubblicato a partire da: Luglio 2011
Distribuzione: fumetteria, bimestrale
Prezzo: 5,90 euro, con sovraccoperta.

:: Il drama :: 
Titolo: Limit
Regia: Ayuko Tsukahara
Numero di episodi: 12
Data d’uscita in Giappone: 2013
Network: TV Tokyo
Cast: Nanami Sakuraba, Tao Tsuchiya

:: L’autrice ::
Nasce nel marzo 1979 nella prefettura di Fukuoka. Il suo debutto avviene con Vitamin, un volume unico incentrato sul tema del bullismo a scuola, argomento caro all’autrice, che lo approfondisce ulteriormente nella sua opera maggiormente conosciuta: Life. Quest’ultimo è stato premiato nel 2006 con il Kodansha Manga Award nella sezione shojo ed attualmente è la sua unica opera lunga che l’ha resa famosa in Italia e all’estero. Nel 2013 è stato prodotto il drama televisivo di Limit.

Storia
La graziosa Konno Mizuki affronta la propria vita da liceale come farebbe uno scaltro pesciolino con il mare aperto: si lascia trasportare dalle correnti, nuotando fianco a fianco al banco di simili più forte.
Le sue giornate trascorrono pacifiche all’interno del gruppetto dominante della classe, composto da ragazze carine e sorridenti ma allo stesso tempo ciniche e spietate con le meno fortunate. Studiare, curare il proprio aspetto e seguire ciò che fanno le persone più carismatiche, come la bellissima Sakura: agli occhi di Konno sono queste le regole per arrivare lontano, e lei ha intenzione di seguirle alla lettera… almeno fino al giorno in cui lo scuolabus su cui si sta recando all’annuale campeggio scolastico non esce di strada.
Da quel momento gli eventi precipitano rapidamente in un incubo splatter: l’autista, l’insegnante e quasi tutti i compagni muoiono sul colpo, mentre le cinque sopravvissute si rendono conto di essere tagliate fuori dal mondo, sepolte in una selva circondata da dirupi invalicabili.
Se questo non bastasse a gettare una quindicenne nel panico, al pericolo esterno si aggiungono subito inquietanti minacce interne al gruppo: c’è chi reagisce in modo stranamente lucido, chi perde il controllo per la paura, e chi vede l’incidente come occasione per riscattarsi di tutti gli atti di bullismo subiti finora. Cercando di non soccombere alla fame, al freddo e alle privazioni, Konno dovrà fare appello a tutte le proprie risorse per sopravvivere e per non lasciarsi andare alla follia che scaturisce dall’assenza di ogni “limite”.

Considerazioni
Il signore delle mosche incontra Mean Girls, ed è subito…shoujo!
Nonostante le apparenze possano far sembrare Limit un tipico shounen del genere ‘scontro a turni per la sopravvivenza’, le caratteristiche che lo rendono invece un prodotto destinato principalmente al pubblico femminile vanno ben al di là delle protagoniste in gonnella.
Isolate dal mondo in seguito a un incidente, scosse dalla morte delle loro compagne e provate dalla fame e dagli stenti, Konno e le sue ‘amiche’ affrontano infatti un percorso a ostacoli che è prima di tutto mentale, nel corso del quale giocheranno un ruolo determinante le rispettive debolezze e deviazioni.
Se nel controverso Life la Suenobu aveva voluto mettere in scena le violenze e le malignità che popolano i corridoi degli istituti superiori, in questa serie l’autrice gioca al rialzo associando le ben note introspezioni vertiginose e le subdole espressioni dell’aggressività femminile a un’ambientazione inquietante e claustrofobica. Per uno scherzo del destino quello che si viene a creare nel mezzo di un bosco sperduto è una miniatura delle divisioni sociali che popolano una qualsiasi aula scolastica giapponese: il viso a cuore e gli occhi cristallini cari alla Suenobu sono stavolta quelli di una bella conformista in crisi d’identità, a cui si aggiungono due acque chete, un’asociale autosufficiente e una reietta grondante odio.
Un incipit che ricorda da vicino quello di Dragon Head, ma se nel seinen di Minetaro Mochizuki il tema portante era la paura e il modo di affrontarla, qui ci troviamo principalmente di fronte a questioni che riguardano il potere e lo spazio che separa l’individuo dal gruppo.
Private del proprio inseparabile cellulare, delle proprie confortevoli abitudini e dei limiti imposti loro dalla società, queste cinque liceali senza alcun punto in comune si troveranno a dover fronteggiare contemporaneamente le minacce esterne e quelle date dalla rispettiva presenza. Per una ragazza che rispolvera nozioni da boy scout c’è n’è infatti una che si mette a giocare al despota, e per un tentativo di collaborazione ce n’è uno di sabotaggio. In una spirale crescente di panico, risentimento e delirio trovano spazio anche una certa (involontaria?) comicità e un uso per certi versi grottesco della violenza gratuita.
Il risultato di tanta carne al fuoco è una narrazione tesa e voyeuristica di dubbio gusto e significato, che pur discostandosi per vari aspetti da ciò che le case editrici tendono a proporci in materia di shoujo non riesce a decollare e a motivare all’acquisto dell’intera serie.

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