Recensione Manga – Free Soul di Ebine Yamaji


A cura di Paul_v (review) e Martina (info e grafica)

Titolo: Free Soul
Autrice: YAMAJI Ebine
Categoria: Josei

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Shodensha
Numero di volumi: 1, concluso
Anno di pubblicazione: 2004
Collana: Feel Comics

:: Il manga in Italia ::
Casa editrice: Kappa edizioni
Numero di volumi: 1, concluso
Data di pubblicazione: Maggio 2006
Distribuzione: fumetteria, librerie e online
Senso di lettura: orientale
Collana: Manga San
Prezzo: 8,50 euro.

Storia

*Sinossi non comprensiva di finale*

Keito progetta di disegnare un manga con protagonista un’affascinante cantante nera e lesbica di nome Angie; dopo un ennesimo, tremendo litigio con la madre, Keito abbandona la casa familiare. Per caso, mentre sta passeggiando per strada senza meta, incontra una donna molto anziana, e molto eccentrica, che le chiede di portarle il sacco della spesa. Keito si trova così in casa della donna, una disegnatrice che ha passato l’ottantina di nome Rui Takeuchi. Qui fa la conoscenza di un bellissimo ragazzo dai capelli lunghi e neri, Sumihiko, assistente e cuoco di Rui.

Keito, passati tre mesi in compagnia di Rui e Sumihiko, trova un lavoro part-time in un negozio di dischi, il Joe’s records. La sera, tornata a casa, delinea i caratteri della protagonista del suo manga: Angie, una diva solitaria, che non ha paura di essere sola, e che, nella solitudine, sente di essere libera.

Nel negozio di dischi in cui lavora, Keito spera di incontrare di nuovo una cliente abituale, una ragazza dal corpo atletico e snello, da cui la protagonista si sente fisicamente attratta. Come di consueto, la ragazza si presenta nel negozio, ma Keito non ha la possibilità di avvicinarsi a lei, presa da altri clienti. Ha però la fortuna di incontrarla in strada, davanti alla casa, come spiegherà la ragazza stessa, di una sua amica che le ha lasciato il compito di annaffiarle le piante. L’intesa fisica fra le due ragazze è fulminea e perfetta: fanno l’amore nell’appartamento dell’amica, ma la ragazza misteriosa del Joe’s records dichiara di non voler iniziare nessuna storia seria; al momento di congedarsi si presenta: si chiama Niki.
Tornata a casa, Keito pensa all’odore del corpo di Niki.

Grazie al gestore del Joe’s records, Keito scopre che Niki è la trombettista di una band di musica funk: Keito rimane affascinata dal modo di suonare della ragazza nel locale in cui si esibisce. Ma fuori dal locale, Keito ha una prima delusione: Niki trascorrerà la serata in compagnia di un uomo; è un’ennesima conferma del fatto che la trombettista non ha nessuna voglia di una relazione stabile, e la conferma della sua natura misteriosa e sfuggente.
Keito incontra poi Sumihiko in un locale: la protagonista trova nel ragazzo una compagnia rassicurante. Ma, tornata a casa, ripensa al sesso con Niki e, con una punta di gelosia, all’uomo che ora è a letto con la trombettista funk.

Facciamo finalmente la conoscenza della madre di Keito Nagai; la donna sorprende la figlia nella casa di famiglia mentre sta cercando degli oggetti personali che dimenticato lì. La madre appare subito come una persona rigida e autoritaria, e che, soprattutto, non accetta l’omosessualità della figlia. Keito ritorna a casa di Rui, dove trova un ambiente certo più dolce e rassicurante, fatto di piccole cose, come il “Passion fruit”, un succo a base di passiflora, la “pianta orologio”. Keito è andata ancora più volte nel locale in cui si esibisce Niki, ma non ha più avuto la possibilità di parlarle. Va allora a casa di quell’amica, Ema, per cui Niki annaffiava le piante. Ema, una ragazza dai capelli ricci, anche lei lesbica, dà conferma ai più bui sospetti di Keito: Niki è una ragazza sfuggente, che sente la libertà nell’assenza di qualsiasi legame; una relazione stabile rappresenterebbe per lei solo una fastidiosa catena.
Ma ormai Keito sente di amare Niki.

Keito riceve la telefonata di Mihoko, una ragazza con cui era stata tempo addietro, che le deve restituire un libro di pittura prestatole tempo fa. Le due si incontrano così in un bar e hanno la possibilità di parlare delle rispettive vite e di chiarirsi: Mihoko è ora sposata e aspetta un bimbo; è grata a Keito perché la loro breve relazione le ha permesso di non avere più paura degli uomini e di vivere una più tranquilla esperienza sessuale.
Ema informa Keito che Niki si trova a New York per un breve soggiorno.

Questa volta facciamo la conoscenza del padre di Keito Nagai, Kunio Arimoto, scrittore di romanzi e saggi: Kunio vive con rimorso la decisione di aver abbandonato la famiglia, e si attribuisce la “colpa” dell’omosessualità della figlia, come se questa derivasse da una sfiducia verso gli uomini.
Keito si sveglia dopo aver sognato di fare l’amore con Ema. La mattina stessa, la protagonista incontra quest’ultima, che le dice qualcosa di sorprendentemente nuovo sul conto di Niki: la trombettista funk non fa l’amore con chiunque, e probabilmente sta pensando a Keito in questo momento…
Keito e Sumihiko stanno leggendo lo stesso libro: “Allucinazioni uditive” di Kunio Arimoto. Il ragazzo non sa che questi è il padre dell’amica. Quando parla a Keito delle possibili motivazioni che hanno spinto lo scrittore ad abbandonare la famiglia, offre l’occasione a Keito di comprendere meglio la personalità del padre.

Ema ha cominciato una relazione con una donna più grande.
Rui Takeuchi ha intenzione di realizzare una nuova mostra, in compagnia di Sumihiko che le farà da modello; e così lascia la cura della casa a Keito.
Keito incontra dopo tanto tempo Niki, appena tornata da New York; le due fanno l’amore, e Niki ribadisce ancora una volta l’intenzione di rimanere libera.

Ora Keito e Niki si frequentano abitualmente, ma senza darsi appuntamenti fissi. Scopriamo qualcosa sul conto della misteriosa Niki: anche lei, come Keito, ha vissuto la separazione dei genitori; suo padre è un trombettista jazz, per il quale Niki nutre una profonda ammirazione, e che ha visto, l’ultima volta, all’età di dieci anni; il loro contatto consiste ora in una cartolina che il padre le spedisce due volte l’anno.

Per caso, nel solito locale che frequenta Sumihiko, Keito scopre il ragazzo in compagnia di Niki, in atteggiamenti equivoci. Keito chiama Niki per un appuntamento; questa dice di essere libera solo per un’ora. Keito, finalmente a casa di Niki, chiede spiegazioni alla trombettista sul conto di Sumihiko, e su quale tipo di relazione la leghi al bell’assistente di Rui. Niki afferma di non aver mai fatto sesso con Sumihiko, ma Keito, scoppiata in lacrime, non sente ragioni. Tornata a casa, sdraiata sul letto, dice addio al suo amore non corrisposto…

Considerazioni
Ebine Yamaji, che abbiamo conosciuto con il bellissimo Love my life, pubblicato sulla coraggiosa collana MangaSan, si riconferma, con Free Soul, un’autrice di altissimo livello. A mio vedere, anzi, quest’opera è ancora più convincente di Love my life, presentando un’organizzazione narrativa più strutturata e compatta, in cui situazioni e personaggi acquistano spessore e forza, grazie a richiami reciproci.

È un universo compatto questo di Free Soul: innanzitutto per la presenza di una cornice, quella rappresentata dal manga su Angie che la protagonista si accinge a realizzare, che apre, con rigorosa simmetria, ogni capitolo, e chiude la storia con un breve epilogo finale. Una sorta di “storia nella storia”, che, nel suo farsi, nel suo essere in fieri, imita è dà maggior valore al farsi della storia principale, dando a essa una dinamicità che fa da contrappunto alla “staticità” di personaggi e situazioni. Una staticità, certo, solo apparente, data la maestria di Ebine Yamaji di far emergere, senza mai farli banalmente esplodere, i sentimenti dei suoi delicati personaggi.

Innanzitutto è bene parlare di Angie, la cantante di colore, lesbica, protagonista di questa sorta di “manga nel manga” che offre la chiave interpretativa di tutta la storia. Keito, l’altra protagonista, parla di lei come di una diva solitaria, amante di una solitudine che vede come fonte di libertà. Allora, è forse il legame fra solitudine e libertà il motivo principale di questa storia, a tratti, molto misteriosa. Potremmo guardare ad Angie come a un alter ego di Keito, un suo doppio, un modello esistenziale per la nostra Keito, e, anche, un’amante; Keito è infatti sola, senza una relazione amorosa stabile e importante, e, forse, aspira a essere come Angie, una donna forte che non teme la solitudine, e che, anzi, trae da tale condizione la sua stessa energia di vivere.

Keito aveva in mente un tale personaggio prima ancora di incontrare la misteriosa e sfuggente Niki, il personaggio, a mio avviso, di maggior forza e bellezza; Niki è l’incarnazione “reale”, nella vita della protagonista, del personaggio cartaceo di Angie: stessa energia nella solitudine, stesso desiderio di affrancarsi da ogni legame. Ma l’equazione Angie=Niki non è certamente precisa, anzi, a ben vedere, è propriamente errata: se Angie, personaggio “più che cartaceo”, fatto di ben due strati di carta, può essere compatta, netta, nella sua voglia di libertà nella solitudine, Niki, personaggio “reale”, presenta motivazioni psicologiche profonde come fonti del proprio desiderio di solitudine; un desiderio sofferto, che smaschera Niki come la prigioniera di un amore paterno che, interrotto in tenera età e impossibilitato, quindi, a crescere per dare i suoi frutti, la rende incapace di aprirsi sentimentalmente, in maniera piena, alle altre persone. E la vediamo, infatti, riflettere, con un’espressione cupa, sul titolo della più recente serie di opere di Rui Takeuchi, “Prigionieri”.

Altri prigionieri incontriamo nel corso della storia: una “prigioniera liberata” come Mihiko, che, grazie alla breve esperienza sessuale con una donna, Keito, si è liberata della sua paura nei confronti degli uomini, si è alla fine sposata e sta pure per avere un bimbo, come tutte le normali madri del mondo; incontriamo una Rui Takeuchi, donna artisticamente realizzata, ma prigioniera di una rivalità nei confronti della madre, morta da tempo, che la rende una sorta di “anziana ragazza”, che, all’età di ottanta anni, non ha ancora raggiunto un rapporto pacificato con la figura materna; il suo assistente Sumihiko, bellissimo e fragilissimo, prigioniero del suo amore nei confronti della pittrice Nagiko, partita per l’America, cerca, egoisticamente, attraverso fugaci incontri nei locali, o addirittura tra le braccia di Keito, una riparazione consolatoria e labile al suo vuoto costante.

Come vediamo, il “privilegio” di una solitudine piena è dato soltanto ad Angie, personaggio “alla seconda potenza”. Gli altri devono fare i conti, nella loro debolezza umana, con la fonte del proprio desiderio di solitudine e della propria prigionia: e così, Niki prende la decisione finale di rivedere, dopo tanti anni, il padre, in Germania. Il contatto vivo e diretto con la figura paterna la affranca dalla sua voglia di non avere alcune “catena” relazionale. L’amore nei confronti del padre passa da quello stato immaturo, infantile, che vede nel padre l’amante, a quello maturo di una donna, che fa fluire la stessa energia amorosa nei confronti di un’altra persona; che questa persona sia una donna, poco importa, dato che qui l’omosessualità non è trattata con i soliti, banali modi sensazionalistici di tante altre storie di poco conto.

Le pagine del manga di Angie, che vengono via via disegnate, tracciano il percorso esistenziale di Keito: è, insomma, il “manga nel manga” a fungere da guida negli sviluppi della storia principale. Keito disegna da sé, fa fuoriuscire e immette sulla carta, quel personaggio, sì eterno, ma che, nella vita “vera” di Keito, corrisponde soltanto a una sua fase esistenziale: fase che, alla fine, si conclude, per dare spazio a una nuova vita, fatta di “compagnia”, da intendere anche come solitudine matura e pacificata. Angie ha ultimato il suo compito, e il suo dialogo con Keito si conclude: Keito, infatti, nella mente del lettore, si è finalmente eternata, è diventata un personaggio a tutti gli effetti.

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