Recensione Manga – Candy Candy di Kyoko Mizuki e Yumiko Igarashi


A cura di Emy

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Titolo: Candy Candy
Storia: MIZUKI Kyoko (Keiko Nagita)
Disegni: IGARASHI Yumiko
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone :: 
Casa editrice: Kodansha
Numero di volumi: 9 -concluso
Anno di prima pubblicazione: 1975
Rivista di serializzazione Nakayoshi

:: Il manga in Italia ::
Titolo: Candy Candy
Serializzato sulla rivista “Candy Candy”, edizione Fabbri, nn.1-77
Pubblicato a partire da: Ottobre 1980
Pubblicazione: completo

NOTA. Il primo numero del settimanale “Candy Candy” esce nell’Ottobre del 1980: viene serializzato tutto il manga, sull’onda del successo della serie TV omonima, di cui tutti, credo, avranno sentito parlare, almeno una volta nella vita. Le vicende dell’orfanella Candy su carta si svolgono secondo un ritmo molto più serrato rispetto alla serie televisiva, tanto che ancora oggi il manga è una lettura estremamente piacevole. Il manga di Candy è stato pubblicato con le modalità usuali negli anni Ottanta: ribaltato, colorato e adattato, anche se non ha subito pesanti censure. Come tutte le pubblicazioni degli anni ’80, questa edizione risulta esaurita e di difficile reperibilità. Una nuova edizione del manga è resa impossibile dall’aspro contrasto legale scoppiato tra la Igarashi (disegnatrice) e la Mizuki per i diritti d’autore su Candy.

06_new :: Award ::
Nel 1977 questo manga ha ricevuto il 1° Kodansha Manga Award, categoria shoujo manga (a pari merito con Haikarasan ga Tooru/Mademoiselle Anne).

:: I Romanzi ::
Disponibili per Kappa Edizioni i due romanzi scritti da Keiko Nagita (il cui nome d’arte è Kyoko Mizuki): sono stati pubblicati in Italia nel 2015 (15 euro l’uno) e poi nel 2020, in volume unico (29 euro).  Le vicende seguono gli avvenimenti del manga e della versione televisiva, aggiungendo qua e là qualche dettaglio. Nel primo volume è narrata l’infanzia di Candy, il periodo trascorso a Lakewood (quindi l’incontro con Anthony) e parte degli anni del collegio inglese in cui incontra Terence. Il secondo volume, intitolato Candy Candy – Lettere, tratta le vicende finali della Royal S.Paul School e l’ultima parte delle avventure di Candy, la sua decisione di diventare infermiera e il rapporto con Albert. L’autrice, per riassumere un materiale narrativo troppo vasto, ha utilizzato l’espediente delle lettere che la protagonista scrive a tutti i personaggi incontrati. Ciò purtroppo ha come risultato quello di sfilacciare l’azione, e di focalizzarla su particolari irrilevanti anziché svolgere i nodi centrali della vicenda. Questo esito è voluto dall’autrice che intenzionalmente, come scrive lei stessa nella postfazione, ha lasciato “certe questioni” in sospeso, mantenendo una sostanziale ambiguità. Leggi tra le righe: se sperate di sapere qualcosa di definitivo del destino sentimentale di Candy, rischiate una grossa delusione, in quanto la narrazione apre a più interpretazioni possibili.

Personaggi

Ecco la lista dei personaggi (i nomi seguono l’edizione Fabbri, tra parentesi gli originali)

Candy Candy (Candice White Ardlay)

È una trovatella affidata, quand’era ancora in fasce, all’orfanotrofio “La Casa di Pony”. Le sue caratteristiche sono quelle tipiche di un personaggio positivo e ottimista: è coraggiosa, altruista e piena di gioia di vivere. Il suo maggior pregio, però, è la volontà di affrontare la vita senza fuggire dalle difficoltà, cercando di resistere con tutti i mezzi e senza perdere il sorriso. Nonostante la sua indole dolce, Candy a volte stupisce per alcuni suoi atteggiamenti: è esuberante, non ha peli sulla lingua ed è pronta a fare a botte, se occorre. Nel mondo dei manga giapponesi sono molti i personaggi positivi, ma pochi sono risultati credibili e autentici come Candy.

Annie Brighton

È un’orfanella che cresce alla Casa di Pony insieme a Candy: è la sua migliore amica, almeno fino a sei anni, quando viene adottata dalla ricca famiglia dei Brighton. Ha un carattere estremamente dolce, ma a differenza di Candy non ha una forte volontà e verrà presto sopraffatta dalla tipica mentalità delle famiglie potenti e altezzose. Perciò, quando la sua strada si incrocerà nuovamente con quella della migliore amica di un tempo, fingerà di non riconoscerla. Il forte sentimento d’affetto che la legherà ad Archie, però, la farà maturare.

Anthony Brown

È il cugino di Archie e Stear Cornwell. Ha perso la madre in tenera età e il padre è sempre lontano per lavoro: Anthony, pur essendo membro della potente famiglia Andrew (Ardlay), ha sofferto molto la solitudine. Adora coltivare le sue rose, ha un animo nobile e nello stesso tempo coraggioso. È fornito di tutti quei caratteri ideali che lo rendono molto vicino al principe che ogni ragazzina desidera incontrare in fondo al cuore. Nulla di strano, perciò, che Candy lo scambi per il suo Principe della Collina…

Archie Cornwell

I Cornwell appartengono al casato della famiglia Andrew (Ardlay). Archie è il fratello minore di Stear, il suo nome per intero è Archibald. È un ragazzo dai modi gentili e raffinati, ama il lusso e l’eleganza ma non è tanto delicato da esitare a prendere a pugni chi reputa troppo arrogante. Fin dal primo incontro con Candy rimane profondamente colpito dalla ragazza, ma quando le dichiarerà questo sentimento sarà troppo tardi.

Stear Cornwell

Il nome per intero è Alistear; è il fratello maggiore di Archie e uno dei personaggi più simpatici dell’intera storia (nonché personaggio preferito in assoluto di chi scrive). Stear ha un carattere socievole e alla mano, adora inventare marchingegni che generalmente finiscono con l’essere dei completi fallimenti. Anche lui si innamora di Candy fin dal primo momento, ma preferirà mantenere il silenzio sui suoi sentimenti. Nonostante il sorriso che brilla sempre dietro gli occhiali, a questo personaggio è legata una nota di malinconia…

Neal e Iriza Legan (Neil ed Eliza Legan)

Anche i Legan, come i Cornwell, appartengono al casato Andrew (Ardlay). Neal e Iriza sono i più sgradevoli personaggi della storia; agiscono in base al compiacimento della propria malvagità e si divertiranno perciò a combinarne di tutti i colori alla povera Candy, che in un primo momento lavorerà come subalterna in casa Legan. Iriza fatalmente si innamorerà prima di Anthony e poi di Terence, entrambi legati a Candy, mentre l’odio di Neal per l’orfanella col tempo muterà in un altro sentimento, altrettanto ingiustificato e ossessivo…

William Albert Andrew (William Albert Ardlay)

È un vagabondo che alla compagnia degli uomini preferisce quella degli animali ma, nonostante la sua natura solitaria, è estremamente generoso e affabile. Candy lo incontra la prima volta durante una brutta avventura, occasione in cui Albert le salva la vita; in seguito comparirà magicamente ogni volta che la ragazza attraverserà i momenti più difficili della sua esistenza. Albert è uno spirito libero, vive lontano dalle convenzioni sociali dell’epoca ma la vicinanza di Candy insegnerà qualcosa anche a lui…

Patty O’Brien

Il nome per intero è Patricia. Candy la incontra alla Royal S. Paul School, dove occupa la stanza vicina alla sua. È una ragazza timida e impacciata, ma la compagnia di Candy la renderà sempre più sicura di sé: diventerà una delle sue migliori amiche. In seguito Patty si legherà a Stear.

Terence Granchester (Terruce “Terry” Graham Grandchester)

Figlio del duca di Granchester e di una famosa attrice a nome Eleanor Baker, Terence custodisce dentro di sé la sofferenza dovuta a un’infanzia travagliata, segnata dal contrasto tra i suoi genitori. Ha un carattere irruento e non socializza facilmente, sebbene la sua natura sia profondamente tenera, ma il conoscere Candy lo porterà a sanare i suoi conflitti con la madre e ad aprirsi di più col prossimo. Lascerà la Royal S. Paul School e la famiglia Granchester per inseguire il suo sogno di diventare attore.

Storia (nomi dell’edizione italiana)

*Sinossi comprensiva di finale*

Tutto comincia in USA, a sud del lago Michigan.
Di fronte all’orfanotrofio “La Casa di Pony” viene trovata una neonata in un cesto; un foglietto reca il suo nome: Candice. Miss Pony e Suor Maria, direttrici dell’orfanotrofio, subito si prendono cura della nuova trovatella: Candy verrà amorevolmente allevata da loro per sei anni, durante i quali crescerà forte e vivace, e stringerà un’amicizia profonda con la dolce Annie, anche lei un’orfana della Casa di Pony.

La grande amicizia con Annie è però destinata a interrompersi quando a sei anni Annie viene adottata da una famiglia ricca, i Brighton; la bambina nei primi tempi scriverà spesso a Candy, ma poi le comunicherà di voler troncare i rapporti in quanto sconvenienti per una signorina di buona famiglia. Quando Candy riceve questa notizia, si trova sulla collina di Pony e non riesce, logicamente, a trattenere le lacrime.

È qui che un ragazzo, apparso dal nulla, vestito del tradizionale kilt scozzese e con tanto di cornamusa al fianco, l’incoraggia e l’invita a sorridere. Ma come è apparso, altrettanto misteriosamente il “Principe della collina” -così lo chiama Candy- sparisce: di sé lascia solo una piccola traccia, un medaglione che Candy conserverà sempre come il suo tesoro.

Passano gli anni: all’età di dodici anni, anche Candy deve lasciare la casa di Pony; la potente famiglia Legan ha infatti deciso di interessarsi a lei, ma non come figlia, bensì come ragazza di compagnia della loro legittima erede. Giunta a Lakewood, Candy si rende presto conto che il suo soggiorno non sarà affatto facile: i due rampolli dei Legan, Iriza e Neal, fin dal primissimo momento la prendono di mira e si divertono a farle degli scherzi crudeli. Candy decide di resistere e la rafforza in questa decisione l’aver conosciuto il dolce Anthony, un ragazzo identico al suo Principe e che come il Principe le fa tornare il sorriso sulle labbra.

Candy fa presto conoscenza di Archie e Stear, i due fratelli Cornwell, famiglia che come i Legan fa parte del casato degli Andrew. Conoscerà anche Albert, un giovane (ma sembra più vecchio della sua età a causa degli occhiali scuri e della barba lunga) che la salva da una brutta avventura: Albert è un solitario che preferisce vivere con i suoi animali, ma Candy lo riconosce subito come affine (“sono così contenta di aver conosciuto una persona come me”- gli dirà al suo primo incontro con lui).
Archie, Stear e Anthony (che è ovviamente anche lui un Andrew) da subito prendono a benvolere la piccola Candy e cercano di sostenerla -per quanto possa essere loro possibile- contro le angherie dei due fratelli Legan. Iriza, gelosa del rapporto che si sta creando tra Candy e Anthony, essendo innamorata del ragazzo, fa di tutto per dividerli, arrivando addirittura ad accusare Candy di furto. La signora Legan, che già vedeva l’orfanella in cattiva luce, non può tollerare che una ladra conviva con i suoi adorati figli, perciò decide di mandare Candy in Messico e l’affida al signor Garcia, che la condurrà nella fattoria dove la ragazzina dovrà lavorare duro. Ma Candy durante il viaggio viene rapita da uno strano individuo, che poi si presenterà a lei come George. Questi è un emissario dello “zio Andrew”, il capo indiscusso della famiglia che ha deciso, grazie alle richieste di Archie, Stear e Anthony, di adottare Candy. Persino la truce zia Elroy, seconda nella gerarchia della famiglia al solo William, è costretta a sottostare alla scelta dello zio, a dispetto del suo parere contrario.

Inizia un periodo felice per la piccola Candy, che con gioia confida di aver finalmente trovato una famiglia; in particolar modo il rapporto con Anthony ha modo di rafforzarsi sempre di più e i due sembrano destinati a formare una coppia, con gran dispetto di Iriza. Ma il destino è in agguato: durante una caccia alla volpe, Anthony cade da cavallo e muore. È Albert, magicamente comparso dal nulla, a consolare Candy e a spingerla ad andare avanti.

Candy lascia casa Andrew, troppo carica di ricordi per lei dolorosi, e ritorna alla Casa di Pony. Qui riesce a trovare il modo di convivere col suo dolore, ma George la raggiunge e l’informa che lo zio Andrew ha deciso di farle frequentare un prestigioso collegio londinese, perché possa completare la sua educazione. Seppur riluttante, Candy acconsente.

Durante il viaggio, sul piroscafo per l’Europa, conosce uno strano ragazzo, che fin da subito si diverte a prenderla in giro, mandandola su tutte le furie. Arrivata al collegio, la Royal S. Paul School, Candy ritrova Archie e Stear, ma purtroppo anche Iriza e Neal, che ovviamente la metteranno in cattiva luce con i compagni di scuola. Fortunatamente, Candy trova un’amica nella timida Patty e un insospettabile alleato in Terence Granchester (il ragazzo conosciuto sul piroscafo), figlio di un duca, ma dal carattere scontroso e ribelle. Il rapporto conflittuale che si instaura tra Terence e Candy presto sfocia in rispetto e simpatia reciproci, che si rafforzano nei vari episodi in cui i due ragazzi avranno modo di conoscersi. Terence e Candy scoprono di avere in comune l’amicizia di Albert (il quale, anche lui a Londra, ha trovato lavoro in uno zoo), nonché un passato privo di solidi legami familiari: la madre di Terence è infatti la famosa attrice Eleanor Baker, costretta in passato a separarsi dal figlio ancora in tenera età. Grazie all’aiuto di Candy, Eleanor riuscirà a recuperare un rapporto affettivo con il figlio, mentre d’altro canto grazie all’aiuto di Terence Candy riuscirà a superare del tutto il dolore della morte di Anthony.

Terence le ruba anche il suo primo bacio, in occasione della festa di Maggio, durante il tradizionale ballo mascherato della Royal S. Paul School. Il rapporto tra i due fa uscire allo scoperto Archie, che confessa il suo amore a Candy, ma è Annie -anche lei iscritta al collegio- che, innamorata del ragazzo, lo costringerà con la forza del suo affetto a stare al suo fianco e a distogliere la sua attenzione da Candy… questo farà anche tornare Candy e Annie amiche come ai vecchi tempi. Nel frattempo, Terence e Candy sono ormai consapevoli di quanto siano importanti l’uno per l’altra, ma ancora una volta il destino interviene, e per mano di Iriza (innamorata, guarda caso, di Terence): la ragazza fa in modo che i due siano sorpresi dalle sorveglianti di notte, nelle scuderie. Per Candy è l’espulsione immediata, ma Terence si intromette e decide di allontanarsi lui dal collegio, per permettere a Candy di proseguire gli studi. Però la ragazza è di parere diverso: lascia il collegio, decisa a trovare da sé la sua strada.

Riesce a imbarcarsi fortunosamente per l’America e a tornare alla Casa di Pony: durante il viaggio ha maturato la decisione di diventare infermiera. Si iscrive perciò alla scuola per infermiere Miss Mary Jane, dove trova il modo di farsi benvolere nonostante la sua sbadataggine. Scoppia la guerra e Candy è costretta a trasferirsi a Chicago assieme ad altre sue colleghe, tra cui l’inflessibile Flanny, sua compagna di stanza. A Chicago Candy avrà modo di frequentare nuovamente Archie, Stear, Annie e Patty, e apprende dai giornali che Terence è ormai avviato nella carriera di attore. Candy riesce addirittura ad assistere a una rappresentazione in cui recita anche il ragazzo, ma purtroppo a causa di Susanna, compagna sulla scena di Terence nonché fatalmente innamorata di lui, i due riescono solo a incrociare i loro sguardi per qualche istante: cosa comunque sufficiente a rassicurarli sui sentimenti che ancora provano l’uno per l’altra.

La vita riprende come prima, ma ecco che all’ospedale Mary Jane viene ricoverato un paziente che ha perso la memoria; Candy lo riconosce facilmente: è Albert! Da quel momento Candy si prende cura di lui, e per meglio aiutarlo lo convince a vivere insieme, in un appartamento a Chicago. Nel frattempo, a Broadway, durante le prove di “Romeo e Giulietta”, un riflettore cade all’improvviso sul palcoscenico: Susanna interviene per salvare Terence; a causa di quest’incidente le viene amputata una gamba: non potrà più recitare. Candy, giunta a Broadway per vedere la rappresentazione cui parteciperà Terence, passa una splendida giornata col ragazzo ma non sa spiegarsi il perché talvolta egli sembri assente. L’indomani, alla rappresentazione, da alcune voci apprende dell’incidente di Susanna: si dirige all’ospedale, giusto in tempo per salvare la vita di lei, che stava per suicidarsi, non sopportando di essere un peso per Terence. La sventura della ragazza rende Candy ferma nel suo nuovo proposito: lascerà il suo Terence, perché Susanna non ha altre ragioni di vita che lui. Anche il ragazzo, sebbene non voglia ancora accettarlo, sa che la separazione è inevitabile e così i due si dividono, nonostante il dolore di entrambi sia lacerante.

Tornata a Chicago, Candy apprende che Stear si è arruolato e si trova ora sul fronte francese: non riesce perciò a confidarsi con gli amici ed è solo Albert che può confortarla. Come se non bastasse, i Legan rientrano nella vita di Candy: Iriza le fa perdere il lavoro all’ospedale, mentre Neal inaspettatamente si innamora di lei e diventa geloso di Albert! Candy reagisce sia alle attenzioni non richieste di Neal che ai soprusi di Iriza; trova così lavoro alla “Casa Felice”, presso lo strambo ma capace dottor Martin. Dai giornali Candy apprende che Terence sta attraversando un periodo di crisi ma, sebbene sconvolta, non può fare nulla per aiutarlo. Purtroppo una nuova tragedia incombe nella sua vita: Stear, abbattuto in volo, muore. Indescrivibile il dolore della famiglia e di Patty, che vorrebbe uccidersi per ricongiungersi a lui; soltanto l’intervento di Candy la riporta alla ragione.

Infine Albert, recuperata la memoria, abbandona la casa in cui ha vissuto con Candy lasciandole solo un biglietto; la ragazza nel tentativo di riunirsi all’amico finisce in una bettola di periferia in cui recita proprio Terence, ubriaco fradicio. Terence la intravede solamente, tra il pubblico, ma la sua sola vista basta a rimetterlo in piedi: riprende a recitare come una volta e incanta il pubblico. Candy, rasserenata, si allontana: ora sa che Terence troverà la forza di risalire la china, e così infatti in seguito avrà conferma dai giornali, quando il giovane riprenderà a recitare a Broadway. Ma le sorprese non sono finite: rispunta all’improvviso George, che la conduce dagli Andrew: la zia Elroy l’informa che, per decisione dello zio Andrew, dovrà sposare Neal!

Candy è incredula, perciò, quando sa che lo zio Andrew si trova a Lakewood, si fa lì condurre immediatamente, per poterlo finalmente incontrare di persona. Giunge la grande rivelazione: il caro zio Andrew non è altri che Albert… che ovviamente è dalla sua parte, non certo da quella di Neal! Tutto perciò si risolve a favore della ragazza.
Candy, felice, decide di tornare alla Casa di Pony, e qui scopre con sorpresa che Archie, Annie e Patty l’hanno preceduta! Sopraffatta dall’emozione di ritrovarsi in quel posto carico di ricordi, e tra le persone a lei più care, Candy cerca un po’ di conforto correndo verso la collina di Pony… qui qualcuno le sussurra “Sei più carina quando ridi che quando piangi…”. La persona che ha appena parlato -il Principe della Collina- non è altri che Albert… Candy, raggiante, gli corre incontro per volare tra le sue braccia, mentre l’accompagna un pensiero di Albert, che nell’edizione Fabbri è “D’ora in poi dovrai sempre sorridere, Candy”. In verità la traduzione originale dà più una frase come “Amo i tuoi sorrisi, non li dimenticherò mai. Candy, io non ti dimenticherò mai…”. Oltre a questa tavola, che si può considerare finale, ce ne sono altre due (non pubblicate in Italia) che mostrano Candy e il principe della collina, mentre sopra di loro campeggia la classica frase “Sei molto più carina quando ridi”.
FINE

Il manga originale e l’edizione Fabbri  
All’inizio degli anni ’80 il manga originale di Candy venne serializzato sull’omonimo settimanale: grazie al successo riscontrato presso il pubblico, il “giornalino di Candy Candy” prosperò per un decennio buono. Le tavole del manga originale vennero ovviamente colorate e ribaltate, ma, a parte un paio di pagine ricalcate sugli originali (troppo chiari per permettere la colorazione) e le ultime due pagine del manga soppresse per motivi di brevità, non si segnalarono censure di rilievo (del resto non c’è molto da censurare in Candy, a differenza, per esempio, del manga di Georgie). Nomi, vicende e spirito del manga rimasero perciò grossomodo rispettati (Miss Pony in originale sarebbe Sister Pony, Suor Maria è Sister Lane, Iriza sarebbe Eliza; Terence in originale sarebbe Terrius/Terruce ma è difficile sostenere che non esistano adattamenti peggiori, sia nei manga che negli anime), e anche l’adattamento dei testi risultò, in questo senso, non disprezzabile (qua e là sono stati smussati alcuni dettagli che avrebbero potuto turbare i lettori, niente che non accadesse a sua volta anche in Giappone, nel momento in cui si traducevano opere occidentali). Il successo del manga, pubblicato integralmente, portò prima a una continuazione della storia di Candy totalmente “made in Italy” e poi a una ristampa del manga della Igarashi.

CANDY: IL MANGA MADE IN ITALY
La continuazione della storia disegnata e sceneggiata da italiani non è -ovviamente- paragonabile al capolavoro dell’Igarashi e della Mizuki. Sia la narrazione che la grafica non reggono il confronto, in quanto la prima a volte sfiora l’assurdo e la seconda non può che perdersi in una stanca imitazione. Naturalmente non si poteva pretendere nulla di più, visto che i disegnatori (appartenenti allo Staff di If) dovevano comunque cimentarsi con una tradizione e narrativa e grafica completamente estranea a quella dell’Italia, e per giunta con scadenza settimanale! Ed ecco che i noti personaggi diventano l’ombra di sé stessi, sfiorando lo stereotipo più banale, mentre l’inserimento di nuovi personaggi serve solo ad aggiungere caos alla vicenda e a confondere il lettore: questo è il motivo per cui personalmente mi sento di sconsigliare anche a un fan il reperimento della continuazione italiana di Candy Candy. Comunque, per quel che riguarda la trama, la serie grosso modo si divide in quattro blocchi narrativi. Eccone, di seguito, la sinossi.

PRIMA SERIE (serializzata su “Candy Candy” dal n. 78 al n. 197)
È una lunga, complicata e raffazzonata epopea che si può riassumere solo per sommi capi: Susanna affronta un intervento chirurgico e muore; Candy si sposta prima in Francia, dove frequenta i corsi della Sorbona e conosce dei giovani bohémienne, poi in Africa, dove cerca lenimento alle sue sofferenze sentimentali (infatti il finale del manga originale non viene preso in considerazione, e Candy si ritrova imbarcata in un rapporto con Terence praticamente inesistente, in quanto i loro incontri sono molto più che sporadici). La nostra eroina in Africa incappa nella questione razziale e perciò se ne torna a Chicago, dove prende casa con Patty. Il povero Albert naviga in cattive acque a causa di un dissesto finanziario, ma Candy lo aiuta lentamente a riemergere, anche lottando contro i Legan, che senza alcun motivo (nel manga originale erano sempre fortemente motivati) si accaniscono contro di lei e cercano di distruggere la Casa di Pony (…), però senza riuscirci. In seguito cominciano anche a morire altri personaggi della serie originale (sacrilegio!): la povera Miss Pony di vecchiaia, mentre Flanny perisce in un incidente (viene investita da Iriza al volante!). Candy e Terence, dopo innumerevoli peripezie, riescono infine a riunirsi ma per poco: il ragazzo si fa prendere dai dubbi esistenziali e decide di lasciare l’America per fare qualcosa di veramente importante della sua inutile vita (…). Dopo questo primo blocco narrativo gli sceneggiatori delle avventure di Candy si diedero una regolata e partorirono perciò altre tre serie, decisamente più brevi e meglio articolate del primo ciclo (tipo le “stagioni” seriali). Ogni serie aveva anche un titolo, qui di seguito ne scrivo le sinossi non dettagliate.

SECONDA SERIE (serializzata su “Candy Candy” dal n.198 al n. 217)
CANDY E IL PRINCIPE DEL DESERTO
Candy si imbarca per Tangeri, alla ricerca di Emma Blanchard, una donna che potrebbe essere sua madre. A darle queste informazioni e ad accompagnarla nel viaggio ricco di peripezie ci sarà Neal che, ovviamente innamorato di lei, conta -dietro ricatto- di farsi da lei sposare con la buona riuscita dell’impresa. Alla fine del lungo viaggio Candy finirà tra le tribù di predoni del Sahara, dove conoscerà Omar, il principe del deserto, grazie al quale ritroverà Emma, ma solo per scoprire che in realtà la donna non è affatto sua madre. Neal, in compenso, durante il viaggio ha maturato la decisione di lasciare Candy libera da impegni e la ragazza, colpita dalla sua generosità, lo rivaluta.
A onor del vero, questa è la serie più carina, tra quelle realizzate in Italia, e risulta addirittura godibile. Non si può dire altrettanto delle successive due serie.

TERZA SERIE (serializzata su “Candy Candy” dal n. 218 al n. 230)
IL MISTERO DELL’IPPODROMO
Candy, dopo essere stata nelle precedenti serie cameriera, ballerina, stilista, trovarobe e così via, per un caso fortuito si improvvisa *giornalista* a Chicago ottenendo da subito grande successo (…). Lavorando in redazione le vengono affidati degli articoli sulle corse di cavalli; Candy scopre così un giro di corse truccate: il malvagio Rattigan fa rapire la figlia di un fantino per costringerlo ad abbandonare la corsa, ma Candy naturalmente riesce a liberare la piccola Myrta e a sistemare le cose. Annie e Archie annunciano il loro prossimo matrimonio, mentre Candy apprende che Terence sta per tornare in America.

QUARTA SERIE (serializzata su “Candy Candy” dal n. 231 al n. 240)
CANDY E LA JAZZ BAND
Candy è ancora alle prese con Rattigan, stavolta artefice di un giro di tangenti. Il locale di Big George, un uomo di colore che ha rifiutato di pagare la tangente, viene bruciato dagli uomini di Rattigan e Candy per ricostruirlo promuove, grazie all’aiuto di Neal, un concerto jazz.
L’impresa, nonostante alcuni imprevisti, ha successo. Come da copione, nell’ultimo episodio Candy incontra Terence e i due ancora una volta non avranno il coraggio di concretizzare i loro sentimenti in un rapporto serio, ma si avvieranno verso una provvidenziale collina per “decidere con serenità del loro futuro”!

Considerazioni
*Attenzione: le considerazioni contengono spoiler circa la storia di Candy. Se non amate le anticipazioni, non proseguite nella lettura.*
Non è facile analizzare un’opera come Candy. Da una parte, infatti, gran parte dei pregiudizi sugli shoujo manga dipendono -erroneamente- proprio da quest’opera. Dall’altra l’indubbio valore del fumetto rimane un fatto inconfutabile: questi due aspetti contrastanti coesistono dando luogo a un paradosso.
Volendo riassumere i pregiudizi: gli shoujo manga sono soap-opera o storie “rosa”; gli shoujo manga hanno eroine con occhi grandi e capelli biondi; gli shoujo manga sono pieni di fiorellini e altre affini amenità; le eroine degli shoujo manga piangono sempre come Candy.

Partiamo dal primo: il manga di Candy -lo si dica una volta per tutte- *non* appartiene al genere “rosa” e non è una soap opera. Non ci sarebbe nulla di male se vi appartenesse, il punto però è che non è una soap opera o un “rosa”, così come non sono “rosa” Papà Gambalunga o Piccole Donne! Quando la Mizuki cominciò a stendere la sceneggiatura di Candy, aveva -come poi dichiarò- dei modelli ben precisi in mente: i classici occidentali della letteratura per ragazzi. In particolare quell’Anna del Tetto Verde di L. M. Montgomery che in Italia è più nota come Anna dai capelli rossi, per via della serie a cartoni animati riproposta più volte sulla RAI. Come Anna, Candy è un’orfana, ed è un’orfanella pestifera, combinaguai nonostante le buone intenzioni, perché ricca di fantasia. Come Anna, Candy cerca una famiglia, e lascia così l’orfanotrofio per affrontare il mondo e tutta una serie di difficoltà a esso connesse. Ma mentre la storia di Anna procede sui binari della quotidianità, nella storia di Candy intervengono altri elementi più propriamente drammatici: Candy viene adottata da un uomo misterioso e molto ricco, cui la ragazza, proprio come Judy, la protagonista di Papà Gambalunga di J. Webster, scrive delle lettere senza averne mai risposta. E, proprio come Judy, Candy non sa che una persona a lei vicina, che frequenta e conosce bene, è in realtà il suo benefattore, di cui scoprirà l’identità solo alla fine della storia. Come Pollyanna dell’omonimo romanzo, il carattere di Candy è marcatamente positivo: ogni volta che la ragazza deve affrontare delle difficoltà, si sforza di trovare un motivo per sorridere, quasi a citare indirettamente il famoso “gioco della felicità” dell’eroina nata dalla penna di E. Porter. Come Jo di Piccole Donne, Candy abbandona la strada che qualcun altro ha tracciato per lei: Jo vuole diventare scrittrice, Candy sceglierà di essere un’infermiera, ma entrambe cercano coraggiosamente di costruire da sole la propria vita. Come accade con Jo, aspetti del carattere di Candy la fanno apparire più un “maschiaccio” che una signorina beneducata. I parallelismi e gli echi letterari potrebbero continuare ancora per molto, ma credo che bastino. L’unico elemento che potrebbe considerarsi da soap può essere la centralità data all’emotività della protagonista, attorno cui ruotano i personaggi della storia, ma la Mizuki è abilissima anche in questo: ogni personaggio ha un ruolo definito ed è caratterizzato in modo forte, sì da essere subito riconoscibile e credibile. A volte poi la narrazione abbandona del tutto la protagonista, per concentrarsi invece sui secondari: è il caso della “cronaca dal fronte” dell’indimenticabile Stear. In ogni caso, comunque, Candy non è una soap-opera perché non ne rispetta i tempi narrativi: non c’è una sola battuta superflua nel manga, ma tutto concorre ai fini di una storia organica e coerente, con un inizio e una fine ben precisi.

La storia infatti si articola perfettamente nell’arco di soli nove volumi, dove gli avvenimenti si succedono secondo un ritmo serrato ai fini dell’intrattenimento del lettore. Candy non è una soap opera, ma un solido e classico racconto per ragazz*, con un tono narrativo che si mantiene a metà tra fiaba e romanzo. Meccanismi da soap-opera andranno piuttosto ricercati nella serie animata, che pure, per coerenza interna, si tiene a debita distanza da una “narrazione infinita”.

Circa i restanti pregiudizi: è vero che Candy ha occhi azzurri e capelli biondi -e non c’è motivo per cui non dovrebbe averli, dal momento che la storia è ambientata in USA- , ma è ovviamente solo una leggenda che tutte le eroine degli shoujo manga abbiano i capelli biondi e gli occhi azzurri, e questo è vero già negli anni ’70. A questo proposito, si potrebbero citare tanti esempi di eroine anni ’70 dalla bruna capigliatura (un nome per tutte: Maya Kitajima, protagonista di Glass no Kamen). Non si tratta di una mera questione “cromatica”: il biondo è in genere associato all’Occidente, pertanto quando fa la sua comparsa negli shoujo degli anni ’70, ciò può accadere o a causa di un’ambientazione occidentale, o per esterofilia o in occasione della classica icona della “rivale” (vedi Ayumi Himekawa in Glass no Kamen, o Fukiko/Lady Miya in Onisama e…, o ancora Reika/Madame Butterfly in Ace o Nerae/Jenny la tennista). Ma oramai la tendenza a usare il biondo in questo senso non è più significativa, così come le ambientazioni occidentali o il racconto d’epoca; passando anzi mentalmente in rassegna i grandi successi degli anni Novanta, da Marmalade Boy a Kodomo no Omocha, si giunge alla conclusione che il biondo è solo un colore come tutti gli altri (lo dimostra Mikako Koda, protagonista di Gokinjo Monogatari -meglio noto come Cortili del cuore-, che dopo essersi tinta i capelli di biondo, opta per un più originale rosa).
Sulla credenza che “gli shoujo manga sono pieni di fiori”: per quel che riguarda la metaforica fioritura di rose & affini che compaiono per rappresentare le emozioni della protagonista, in Candy è presente con grande parsimonia (lontanissima dall’essere in ogni pagina) e sia questo elemento che l’organizzazione della tavola sono sempre funzionali all’esigenza narrativa, non risultando mai gratuiti o puramente decorativi.

Sulla capacità grafica dell’Igarashi non ho intenzione di dilungarmi, perché credo che le qualità di questa disegnatrice siano fin troppo manifeste; la cura mostrata in Candy e in altre sue opere la colloca decisamente al di sopra della media (non solo in ambito shoujo manga -ndr), specie considerata l’epoca in cui disegna i suoi maggiori successi.

Infine l’ultima beffa: “le eroine degli shoujo manga piangono sempre come Candy”. Di tutte, questa è la diceria più irritante. Che proprio un personaggio positivo come Candy sia stato tacciato di essere sempre in lacrime, credo che esprima al meglio l’atteggiamento ambivalente in base al quale quest’opera è considerata, anche dagli stessi manga fan. Probabilmente questa opinione è nata sulla base della versione televisiva, che batte maggiormente il tasto sull’emotività della protagonista, oltre ad annacquare alcune vicende per esigenze di copione (ma è comunque assurdo che la Candy dell’anime, che rimane un personaggio positivo e ottimista, sia causa di questo pregiudizio). In realtà nel manga le occasioni in cui Candy piange sono circostanze in cui le sue lacrime sono totalmente giustificate. E -certo- sono più i sorrisi presenti che le lacrime.

Due parole, infine, sul valore dell’opera in sé. Il meccanismo narrativo della Mizuki è -come già sottolineato- perfetto. Tutto ciò è esaltato al massimo dai disegni dell’Igarashi, che operano in perfetta simbiosi con i testi della Mizuki, tanto che sembra sia solo una l’autrice dell’opera anziché due, e questi sono risultati che raramente si raggiungono, nel mondo dei comics.

L’ANNOSA QUESTIONE DEL FINALE DI CANDY
CI_4Candy è uno dei maggiori successi di sempre, lo dimostra la fama che ancora oggi accompagna questa storia tra i manga fan e non, e questo nonostante tanto il manga quanto l’anime non siano più reperibili ufficialmente, a causa della questione legale tra le due autrici (e diciamolo pure: è un gran peccato davvero che le “mamme” di Candy non siano riuscite a trovare un accordo che rendesse felici i fan dell’eroina con i codini!).
Come spesso capita quando le storie godono di fama internazionale, non possono mancare le polemiche. La polemica più grande relativa alla storia di Keiko Nagita riguarda il finale… il fatto cioè che la scrittrice non abbia indicato esplicitamente l’esito delle vicende sentimentali della sua protagonista. Questo ha spaccato in due il fandom e sono nati il team Terry e il team Albert, sostenitori delle rispettive ipotesi. Addentrarsi nella questione significa sfidare un ginepraio: come saprete se avete partecipato solo una volta a una discussione dominata dal pensiero binario (un esempio su tutti: Kaname o Zero in Vampire Knight?), non c’è modo di venirne a capo, in quanto ogni “squadra” difende con le unghie e con i denti il proprio beniamino, arrivando a impiegare ogni ben dell’intelletto per svelare retroscena, scoperchiare vasi di Pandora, scovare indizi ovunque, anche indagare nei granelli di polvere celati sotto il tappeto della Casa di Pony, pur di smontare la tesi dell’avversario. 
AG_12Però, per quanto i fan si arrovellino alla ricerca della verità, il punto è che solo gli autori delle storie in questione potrebbero pronunciare la parola definitiva, sciogliere l’enigma e porre fine alla discordia. E cosa fanno gli autori, in questi frangenti? Semplice: non prendono posizione. Le discussioni infinite alimentano l’interesse dell’opera oggetto del contendere e ne garantiscono la diffusione e la fama. Si tratta di un atteggiamento comprensibile se si è un autore, anche se non condivisibile dal punto di vista dei fan. 
Keiko Nagita avrebbe potuto sciogliere l’enigma nel romanzo edito in Giappone nel 2010, ma volutamente non si è sbilanciata circa l’identità del partner di Candy, anzi nel romanzo ha sparso invece molteplici indizi per non deludere nessuno senza accontentare nessuno: tutti hanno ragione e nessuno ha ragione. La riprova è la differenza tra il manga degli anni Settanta e il romanzo del 2010. Nel manga la narrazione è un cerchio perfetto: le lacrime di Candy si mutano in sorrisi grazie al principe della collina/Albert. AG_24Non c’è bisogno di dire altro, perché il plot è semplice e lo scopo chiarissimo: è un messaggio di vita e di speranza, dal valore universale, perché le difficoltà possono essere superate e le lacrime trasformarsi in sorrisi. Il finale è lieto e non abbisogna di altro perché Candy non è una signorina che cerca un fidanzato, ma un’orfana in cerca di una famiglia, famiglia che ha trovato alla fine della storia: la casa di Pony, gli amici, Albert. Non c’è bisogno di un matrimonio, il lieto fine è raggiunto: Candy non è un “romance”, ma una storia di formazione. 
Quando l’autrice pubblica nel 2010 il romanzo, di acqua sotto i ponti ne è passata… Candy è un grande successo e il fandom continua a confliggere: Terry o Albert? Chi è che sposa Candy, alla fine? 
Ecco che Keiko Nagita in un certo senso… cede alle richieste e aggiunge qualcosa non presente nel manga. Ebbene sì, Candy si sposa! L’autrice viene incontro alle attese del suo pubblico, esattamente come alla fine dell’Ottocento Louisa May Alcott accolse le richieste delle giovani lettrici circa il destino di Jo March, in Piccole donne. Nelle intenzioni dell’autrice, Jo doveva restare single. Le lettrici però non sopportavano di sapere Jo zitella, pertanto l’autrice acconsentì a farla sposare, ma non con Laurie (partner fortemente voluto dalle fan). Questo ci dimostra che ieri come oggi, purtroppo, sono operativi nella società gli stereotipi di genere, in base ai quali una donna è propriamente una donna in quanto moglie e/o madre o comunque un essere che può vivere solo “in funzione di” (un uomo, un figlio, qualcuno che non è lei). Altri possibili destini, per quanto ben rappresentati nella nostra realtà, vengono osteggiati in primis dalle donne, o meglio da una parte di esse. 
Keiko Nagita è venuta incontro al desiderio del fandom, scrivendo che la sua eroina si è sposata (cosa che può tranquillamente avere previsto 35 anni prima, ma che di fatto non aveva esplicitato nel manga), senza prendere posizione però a favore di una parte o dell’altra: i fan sono fan e vanno rispettati in toto, quindi non si può deludere una squadra per sostenerne un’altra.
Ergo, l’autrice non esplicita il nome del marito di Candy, e ognuno può immaginare quel che più desidera, persino che lo sposo non sia né Albert né Terry (perché tante altre vicende non le ha raccontate, come scrive l’autrice stessa!). Keiko Nagita quindi non ha modificato l’idea originaria (Candy è un’orfana che vince le avversità ritrovando il sorriso), ma l’ha resa più fluida, rinunciando alla struttura circolare e concedendo qualcosa al fandom (e alla love story) senza tradire il romanzo di formazione. Nel manga non era fondamentale che Candy si sposasse (diversamente, l’autrice avrebbe reso esplicito questo esito), nel romanzo del 2010 l’eroina si sposa ma non è fondamentale con chi si sposi: Candy ha in ogni caso trovato la sua famiglia intesa come affetto stabile, ha raggiunto la felicità e la tiene stretta tra le mani, questo è ciò che conta, e io personalmente sono contenta per questo personaggio, che ha tanto tribolato per trovare una casa sua. La protagonista è felice non perché ha sposato Tizio o Caio, ma perché vive accanto a chi ha deciso lei. Tutto il resto è solo rumore.

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