Recensione Manga – Sole Maledetto (Taiyou no Ijiwaru) di Fuyumi Souryo

A cura di Emy

Titolo originale: Taiyou no Ijiwaru
Autrice: SOURYO Fuyumi
Categoria: Seinen

:: Il manga in Giappone ::
Casa Editrice: Kodansha
Numero di volumetti: 1, concluso
Prima pubblicazione: 2002
Riviste su cui era serializzato: Morning ed Evening

:: Il manga in Italia ::
Titolo: Sole Maledetto
Casa Editrice: Star Comics
Numero di volumetti: 1, concluso
Prima pubblicazione: Gennaio 2003
Collana: Point Break n.38
Lettura all’occidentale
Prezzo: 3.10 Euro, 224 pp.

:: Curiosità ::
Taiyou no Ijiwaru (Sole Maledetto) è il titolo di un volume che raccoglie quattro racconti autoconclusivi di Fuyumi Souryo: “Sole maledetto“, “A strange gene“,  “Il pesce arcobaleno” e “Uomini a scadenza“. I quattro racconti, pubblicati in Giappone sulle riviste “Morning” ed “Evening” della Kodansha tra il 2000 e il 2001, non sono tecnicamente da considerarsi shoujo manga, in quanto in patria tali riviste si rivolgono a uomini dai 20 anni in su. La corretta definizione è pertanto seinen manga. In Italia, prima che uscisse il suddetto volume, tre dei quattro racconti autoconclusivi erano già stati pubblicati sulle pagine di Kappa Magazine, edito da Star Comics. Nello specifico: “Sole Maledetto” è stato pubblicato su Kappa n.103 (Gennaio 2001, 8.000 £); “A strange gene” su Kappa Magazine n.113 (Novembre 2001, 10.000 £) e infine “Il pesce arcobaleno” su Kappa n.122 (Agosto 2002; 5,20 Euro). Gli episodi pubblicati su rivista presentano le prime tre/quattro pagine di ogni racconto a colori, mentre la ristampa in volumetto di Gennaio 2003 offre le stesse pagine solo in B/N.

STORIA
Di seguito, le sinossi dei singoli racconti della raccolta.

Maki è una diciassettenne alquanto apatica e indifferente. Un giorno, recatasi a un appuntamento con il suo ragazzo, scopre che lui non si è presentato perché la sta tradendo con un’altra: è in questa occasione che viene avvicinata da un uomo, Ryo, un tipo simpatico, che cerca di attaccare bottone. Maki, nonostante i modi un po’ rozzi di Ryo, ne accetta la compagnia e finisce col trascorrere la mattinata con lui. Pur nel brevissimo periodo trascorso insieme, i due vivono esperienze comuni che li portano a riflettere e a sentirsi -in un certo qual modo- uniti: assistono da vicino a un suicidio (un uomo si lancia giù da un tetto) e, riflettendo sul mistero della morte, si confidano le reciproche esperienze a riguardo; perciò Maki parla di una sua amica, che si taglia spesso le braccia solo per avvertire vicina la morte, e sentirsi così viva. I due provano anche a simulare un tentativo di suicidio in coppia, ma ecco che d’un tratto Ryo si allontana da Maki: è stato molto bello passare del tempo assieme a lei, ma ora deve andare lontano. Prima di andarsene, l’uomo chiede a Maki un abbraccio, qualcosa da ricordare, perché lui sta per lasciare il Giappone. Maki, seppur riluttante, lo abbraccia. Ma la ragazza, accortasi che Ryo sta tremando, una volta che lui si è allontanato, decide di regalargli la sua sciarpa e lo insegue per dargliela. Ed ecco che accade l’imprevisto: non è una pistola quella che cade dalle mani dell’uomo? Chi è veramente Ryohei Kawashima?

Considerazioni
“La morte e la fanciulla” è il filo conduttore del racconto: prima è rappresentata la morte involontaria (la ragazza caduta dalle scale), poi quella volontaria (il suicida dal tetto), infine la morte per gioco e quella per destino… Il risultato, anche se nel complesso un po’ schematico, si giova di una linearità ottimale, che permette di approfondire i due protagonisti, mostrando chiaro come anche nel diffuso relativismo morale possano nascere dei sentimenti (è questo il vero tema dell’opera: l’umanità). Il meccanismo dei dialoghi risulta non perfettamente riuscito, e anche strutturalmente “Sole Maledetto” risulta inferiore al successivo “A strange gene”, però rispetto a quest’ultimo ha a suo vantaggio una minor freddezza. Da leggere, in ogni caso.

Ayano Yoshimura è una donna in carriera fredda ed efficiente come molte altre, ma con in più una puntigliosa, eccessiva attenzione per i particolari del suo aspetto. Una scarpa non perfettamente lucidata, un tacco appena consumato sono indici di una trascuratezza che non le appartiene e perciò sono da lei accuratamente evitati. A Saegusa, suo sottoposto, Ayano spiega il perché del suo comportamento: negli ambienti di lavoro ciò che conta è come ci si presenta esteriormente, perciò “a parità di competenze, anche solo un paio di scarpe ben lucidate potrebbe fare la differenza”. Queste riflessioni portano Saegusa a concludere che il lucidarsi le scarpe, o comunque il preoccuparsi del giudizio altrui, è come un gene -vantaggioso o meno- caratteristico degli esseri umani. Un giorno Saegusa viene avvicinato da una strana ragazza, che afferma di essere una “convivente di Ayano”. La ragazza ha sedici anni ed è particolarmente socievole: racconta a Saegusa che Ayano in passato era affetta da antropofobia e, anche se apparentemente ha superato i suoi problemi, in realtà ha forti difficoltà a relazionarsi col suo prossimo. È la stessa Ayano, poi, a parlare di sé al solo Saegusa… ma perché si interrompe esclamando che, lei pur così efficiente, è stata cacciata dall’azienda? Perché si ritrova, all’improvviso, confusa e spaesata? Perché la ragazza sconosciuta avvicina nuovamente Saegusa per dirgli che “non è ancora il momento di rassegnarsi”? La risposta è nel finale di questo racconto, che risulta consigliato a tutti, a prescindere che si apprezzino o meno i manga, purché si abbia voglia di una storia “adulta”, che punta alla riflessione del lettore.

Considerazioni
La Souryo stupisce ancora, stavolta con uno psicodramma degno di Moto Hagio, dove però a una struttura tradizionale, oggettiva, del racconto, è preferita una visione soggettiva degli eventi. Con un intelligente stratagemma, attraverso un racconto in prima persona, siamo trasportati nella mente della vera protagonista, ma soltanto a lettura avanzata ne acquisteremo coscienza: che cos’è la realtà, se non ciò che la nostra mente costruisce per noi? Beautiful mind docet. La grafica del racconto esprime l’ultima evoluzione dell’autrice, concretizzandosi in un’impostazione rigorosa della tavola e in un tratto preciso nel cogliere dettagli e particolari senza caricarsi mai di presuntuosi eccessi. Il risultato è di alto livello: un racconto costruito su tre dialoghi, tre prospettive, tre angolazioni differenti di uno stesso personaggio, che dimostra di avere qualcosa da dire fino all’ultima battuta. A metà tra Banana Yoshimoto e Yumiko Ooshima, un racconto di classe che conferma una volta di più l’abilità della Souryo nel raccontare personaggi e storie convincenti.

Sari Asano è una bambina ricca di inventiva e fantasia. Più di tutto la affascina colorare con i pastelli a cera seguendo il suo estro e la sua immaginazione. Perciò, quando un giorno in classe le tocca colorare una sogliola, decide di usare tutti i colori di cui dispone, perché le piacciono tutti. Ma la “sogliola arcobaleno” non riscuote il consenso della maestra. Che fare? Passano gli anni, e Sari apprende come suscitare sorpresa o consenso attorno a lei col suo modo di disegnare: i disegni “realistici” riscuotono consenso, quelli “strani” sorpresa. Al liceo artistico si scopre interessata al corpo umano e, per meglio esaminare e analizzare la realtà, vorrebbe esercitarsi con dei modelli veri e non con le semplici statue di gesso della scuola. Ma questo le sarà possibile solo quando andrà all’Accademia di Belle Arti: qui però limitarsi a ritrarre la realtà l’annoia, perciò rinnova il suo tratto con esiti originali. Convivendo con un artista a nome Nobuo, Sari si trova a riflettere sulle differenze che la dividono dal suo partner, differenze che a lungo andare incideranno sul loro rapporto: Nobuo si dimostra libero da qualsiasi convenzione e non esita a mollare gli occasionali impieghi per dipingere liberamente secondo la sua ispirazione e la sua personalità anticonformista; Sari invece, dalla mentalità tradizionale, lavora duro per pagare affitto e bollette, senza porsi particolari problemi espressivi per quel che riguarda la sua produzione artistica. Ma Nobuo -Sari conclude- è solo un egoista, un parassita che una sera, muovendole critiche sulla sua produzione che lui giudica inutile e da dimenticare, le fa saltare i nervi. Impugnato un coltello, Sari finalmente si sfoga urlando al compagno ciò che pensa di lui… ma avrà davvero intenzione di usare quel coltello come un’arma contro il suo convivente?

Considerazioni
Un racconto intimista e -anche se non è dato sapere fino a che punto- autobiografico. La Souryo esprime la propria filosofia di lavoro, attraverso una narrazione in prima persona a metà tra evocazione nostalgica e orgogliosa presa di coscienza. Una storia che va letta alla luce dell’intervista rilasciata dall’autrice e pubblicata su “Kappa Magazine” n.117. Intervista che indicava un focus ben preciso: la rivendicazione della dignità del semplice *mestiere*, di fronte alle opposte esigenze -comunque più che lecite- di “arte come libera espressione”. Salvo poi scoprire che i confini tra “arte” e “mestiere” non sono nettissimi e si ridefiniscono in base alle singole esperienze, ai singoli individui. Qualitativamente inferiore ai tre racconti pubblicati nella stessa raccolta per certa “fissità” incombente, sia grafica che narrativa, “Il pesce arcobaleno” risulta comunque esemplare, in particolar modo forse per chi il mestiere di fumettista o illustratore lo sogna tuttora. In definitiva: ancora una volta, come sempre quando si tratta della Souryo, un racconto *da leggere*.

Uomini a scadenza è il titolo del primo libro di Ryoko, una scrittrice valida ma timida e con poca stima di sé. Il libro tratta di una sua amica d’infanzia: Asako, talmente bella e brava da risultare perfetta sotto ogni punto di vista. Asako era diligente negli studi, eccelleva nel suonare il pianoforte e aveva una consapevolezza di sé invidiabile per una bambina della sua età. Tanto che era l’unica, durante le elementari, a opporsi ai maltrattamenti riservati come di consueto ai più deboli da parte dei prepotenti della classe. Alle medie, poi, era corteggiatissima e finì per interessarsi di lei anche un ragazzo di cui era innamorata una sua amica, Noriko. Per proteggere Noriko, Asako lasciò libero il ragazzo, cui pure era affezionata. Ryoko ricorda che a quel punto l’amica era diventata il suo idolo, ma questa opinione che aveva di lei cambiò nel momento in cui le due si separarono, per frequentare licei diversi. Un giorno Ryoko scoprì Asako a passeggio con un ragazzo, proprio lo stesso da lei allontanato alle medie: sembrava una ragazza comune, una ragazza come tutte le altre. Ryoko concluse perciò che ognuno di noi ha una sua “data di scadenza”: un brillante periodo di pieno fulgore, che però, prima o poi, finisce. Il libro di Ryoko, una volta pubblicato, riscuote successo al punto da vincere il primo premio letterario per scrittori esordienti. Ed ecco che arriva una telefonata: è Asako, la sua amica di un tempo! Che cosa vorrà dirle proprio adesso?

Considerazioni
Uomini a scadenza contende con A strange gene il titolo di miglior racconto della raccolta. Strutturalmente semplice, nella sua linearità interrotta solo da un lungo flashback, convince proprio grazie alla semplicità e alla chiarezza espositiva. Dialoghi e scene sono accuratamente selezionati per far emergere il tema del racconto: ancora una volta, l’antitesi tra il proprio punto di vista e il punto di vista altrui. Asako, la bambina perfetta, non era felice: lo diventa solo quando raggiunge la serenità di una vita ordinaria, finalmente libera dal condizionamento esterno dovuto alle altrui aspettative. Ancora una volta, quindi, un racconto la cui lettura risulta consigliata. Con una punta di rammarico: di quest’opera, unica della raccolta a non essere stata pubblicata sul mensile “Kappa Magazine”, non potremo ammirare in Italia le prime tavole a colori.

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