Recensione Manga – Clover di CLAMP

A cura di Alfredo (testi) e Martina (grafica)

Titolo: Clover
Autrici: CLAMP
Categoria: Shoujo

:: Il manga in Giappone ::
Casa editrice: Kodansha
Volumi: 4, interrotto*
Anni di pubblicazione: 1997-1999
Collana: KC Amie
Rivista di serializzazione: Amie
*Note: la rivista su cui Clover era serializzato, “Amie”, è stata chiusa dopo solo un anno dall’inizio della pubblicazione. Per questo Clover non è stato concluso.

:: Il manga in Italia :: 
Casa editrice: Star Comics
Numero di volumi: 4 
Inizio pubblicazione: Luglio 2000
Collana: Storie di Kappa
Prezzo: 7.000 lire, semestrale.

Storia  

“Se trovi un quadrifoglio, ti porterà fortuna.
Ma non far mai parola con uomo o donna alcuna
del luogo dove sboccia il suo fiore bianco;
di quante foglie conti non fiatar nemmanco.
Quattro sono i petali di me, trifoglio raro:
la gioia dono solo se ogn’altro n’è ignaro.”

Ed è proprio con questa enigmatica filastrocca che inizia Clover.
Nel 1° capitolo facciamo immediatamente la conoscenza di Ryu F. Kazuhiko, un ex-agente governativo. Kazuhiko ormai è un semplice investigatore privato, tuttavia viene ricontattato dal Governo per un nuovo e importante incarico.
Infastidito da ciò, vorrebbe rifiutare. Ma, anche se a malincuore, si vede “costretto” ad accettare a causa della persona stessa che lo ha contattato: il Generale (di magia) Ko, una vecchietta a cui l’ex-agente sembra essere legato da vincoli passati.
Il compito che il Generale affida a Kazuhiko è il seguente: scortare Su, una ragazzina che cela un importante segreto di Stato, in un luogo ben preciso. Luogo che solo lei conosce.

Sino a quel momento la ragazza è sempre vissuta da sola in una “gabbia”, circondata da autodoll, ipertecnologiche macchine dalla forma animale. Non appena Su vede entrare Kazuhiko nella sua gabbia, si rende subito conto che sarà proprio lui ad accompagnarla nel luogo dove desidera andare.

Poiché il viaggio si prospetta rischioso, Kazuhiko decide di rivolgersi a Ran, un giovane ragazzo dotato di poteri psichici, che abita presso un suo vecchio amico e collega: il tenente Gingetsu, capo della truppa Hisoku. Il compito di Ran è quello di teletrasportarli direttamente nel luogo di destinazione.
Finalmente Su comunica il posto: il Fairy Park. Si tratta di un vecchio Luna Park in rovina. Durante il teletrasporto Ran ha dei problemi. Qualcuno è riuscito a intercettarli e a impedire il trasferimento.
Tuttavia pochi istanti sono bastati a Ran per scoprire l’identità di Su e capire quale importante segreto la ragazza porta con sé: lei è un quadrifoglio, un essere unico con un grandissimo potere. Potere di cui pochi conoscono l’esistenza e sui cui grava un grande mistero.

Su e Kazuhiko si ritrovano così in un quartiere sconosciuto. Non hanno nemmeno il tempo per rendersene conto che vengono assaliti dai dei militari. La cosa stupisce Kazuhiko perché molto probabilmente i militari appartengono all’esercito regolare di Azlight.
L’ex-agente ha la meglio sui soldati grazie a una particolare arma, un modem, che Gingetsu gli aveva dato poco prima del teletrasporto.

Fuggendo, Su e Kazuhiko entrano nel quartiere Lao Sha Fon. Subito vengono accerchiati dalla banda che controlla il quartiere: gli Shao Mao. Kazuhiko non fa resistenza. Infatti il capo degli Shao Mao è un bambino noto perché ruba ai ricchi per dare ai poveri.
Come era prevedibile il bambino non si rivela particolarmente ostile ma si limita a trattenerli nell’attesa di verificare le loro identità, anche se è evidente che i due sono finiti nel loro territorio involontariamente.
Kazuhiko ha così modo di riflettere su quello che è appena accaduto. Date le ottime capacità di Ran, se si sono ritrovati in un luogo sbagliato, allora qualcuno li ha ostacolati. E poi perché l’armata di Azlight li ha attaccati? Che fosse Su il loro obiettivo? Questo può voler dire soltanto che la ragazza nasconde un grande segreto.
Allo stesso tempo Kazuhiko si rende conto che Su non conosce affatto il mondo esterno. Nei suoi occhi è possibile scorgere la solitudine di chi ha scelto di vivere in una gabbia lontano dai propri consimili.

Nel frattempo Varus, a capo dell’armata Azlight, li rintraccia e attacca la base degli Shao Mao. Il capo di quest’ultimi, dopo aver scoperto l’identità dell’ex-agente, decide di liberare i due prigionieri. In questo modo intende ricambiare il favore a Kazuhiko, il quale non aveva usato la sua potente arma contro i propri uomini.
Costretti a utilizzare un normale mezzo di trasporto, Su e Kazuhiko vengono ben presto raggiunti da Varus e da alcuni suoi sottoposti. Kazuhiko conosce bene Varus, fu proprio lui ad amputargli un braccio quando era ancora il vice-capo della truppa Hisoku.
Durante lo scontro Kazuhiko ha la peggio e viene ferito; Su viene catturata. Tuttavia interviene la provvidenziale katana di Gingetsu a salvarli. Varus è costretto a ritirarsi. Kazuhiko intuisce che l’intervento di Gingetsu non è casuale. Molto probabilmente è stata la vecchia Ko ad affidargli quel compito.
Il tenente sconsiglia l’utilizzo dei mezzi pubblici perché facilmente intercettabili e consegna a Kazuhiko un’auto.

Durante il tragitto, seguendo la radio, Su continua a canticchiare la solita canzone a cui sembra molto legata. La canzone rattrista Kazuhiko perché proprio quella canzone piaceva a una persona a lui cara: la sua donna, una cantante di nome Oluha. Nonostante Oluha sia morta ancora prima di debuttare ufficialmente nel mondo dello spettacolo, Su sembra conoscerla molto bene.
Ormai stanchi, decidono di passare la notte in un albergo molto sicuro.
Ma gli avanzati sistemi di sicurezza non sono in grado di fermare Varus. L’armata Azlight irrompe nell’albergo. Quando ormai sembra non esserci più scampo per i due, Su afferra Kazuhiko per la mano e materializzando delle grandi ali meccaniche si gettano dalla finestra per una fuga momentanea…

[Fine primo volume]

Considerazioni

La storia di Clover è molto interessante e sin da subito riesce a catturare il lettore. Infatti i piccoli tasselli che le bravissime Clamp disseminano qua e là, apparentemente a caso, incuriosiscono parecchio. E sono proprio questi tasselli che nei successivi volumi creano un complesso puzzle dove ogni personaggio ha un suo importante ruolo.
I piccoli indizi servono da un lato a incrementare il mistero e a invogliare il lettore a continuare a leggere, dall’altro vanno a creare una piacevole trama in cui le vite dei vari personaggi si intrecciano profondamente.

Vi posso assicurare che i successivi volumi non deludono le aspettative create nel 1°.
L’unica pecca, da questo punto di vista, è che il numero limitato di volumi non ha consentito alle autrici di approfondire più di tanto la personalità e la psicologia dei personaggi. Però questo non vuol dire che i profili psicologici dei protagonisti tracciati dalle Clamp siano superficiali. Anzi Clover, a mio avviso, rimane ben sopra la media di altri manga.
Quello che è importante fare in questo caso è leggere attentamente il manga e godere dell’atmosfera particolare che offre.

Molto importante è il ruolo della musica. Tutta la storia è accompagnata da una canzone sulla felicità. Felicità che Su sembra non aver mai conosciuto e di cui è alla ricerca. Felicità che Kazuhiko ormai ha perso.
La canzone viene ripetuta spesso, quasi ossessivamente, come a voler sottolineare il modo con cui Su ricerca la propria felicità. O meglio la sua presunta felicità. Nemmeno lei sa se potrà essere felice perché lei stessa ignora cosa sia la felicità.

Come già in altri, anche in questo manga è possibile notare, anche se in modo velato, la predilezione delle Clamp per l’ambiguità sessuale (vedi Varus e non solo).

Per quanto riguarda il lato artistico (ed è qui che sta l’innovazione che definirei “rivoluzionaria”) occorre evidenziare un radicale cambiamento stilistico.
Se le Clamp avevano l’intenzione di stupire i propri fans, allora ci sono riuscite senz’altro. Dimenticate le tavole ricchissime di retini di X-1999 o degli ultimi volumi di RG Veda.
Per Clover le Clamp hanno voluto utilizzare uno stile di disegno molto particolare e innovativo. Sicuramente molto diverso da quello a cui ci avevano abituato. Hanno fatto un grande uso del “bianco”: sfondi ridotti al minimo, assenza quasi totale di retini, ampi spazi vuoti tra una vignetta e l’altra.
Ed è proprio da questa composizione molto originale delle tavole che traspare quell’atmosfera onirica che permea tutto il manga.
Ogni tavola, nella sua minimalità, esprime benissimo la solitudine di Su. Ogni singola scena, per quanto stilisticamente semplice, riesce a comunicare al lettore lo spessore psicologico dei protagonisti. Esistenze alla ricerca della felicità!

Ritengo Clover un manga molto bello e ben strutturato che ogni appassionato delle Clamp dovrebbe leggere. Tuttavia mi sento di consigliarlo a tutti coloro che amano le storie misteriose e di dolci sentimenti.
Vi assicuro che è impossibile non provare tenerezza per Su. I suoi grandi occhi tristi ti fanno innamorare al primo sguardo!
Se non vi scoraggia il fatto che il testo della canzone che viene ripetuto all’infinito è scritto strettamente in inglese (e che non viene tradotto), allora compratelo! Sarà un buon acquisto.
In definitiva il manga è più che godibile, anche se l’avremmo apprezzato di più se le Clamp lo avessero concluso. Quindi non ci resta che incrociare le dita nella speranza, prima o poi, di poterne leggere il finale.

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